martedì 18 maggio 2010

Si può parlare ancora di "Europa Nazione"?(di E.Ricucci)

E’ ancora Europa? E’ ancora la nostra Europa? Domande, interrogativi, dubbi. Alla luce di questa nuova era tecnologica, capitalista, mediatica e “strumentalizzante” e “soldocratica“, mi chiedo se ancora esistano i presupposti per poter lottare verso l’idea d’ “Europa Nazione”, proponendo una velocissima e spero efficace riflessione. Ha ancora senso inneggiare ad essa, come assiduamente un tempo fu battaglia quotidiana dei nostri ragazzi, dei nostri giovani camerati ardimentosi pieni di valori e di voglia di futuro?
A mio avviso, chi mi conosce sa del mio forte anticonformismo, spesso anche d’area, del mio forte senso critico, lungimirante ed avanguardista, non si hanno più i presupposti per poterci appellare ad un’ “Europa - Nazione“, casa di identità a noi note e carissime, per noi e le nostre generazioni passate, luce di mille battaglie e speranze.
Credo non ci sia più spazio, tristemente, per un agglomerato di popoli, nazioni ed identità caratterizzati da una forte morale, da una grande tradizione universale, misto di cristianità, da un radicato senso d’etica morale e sociale, nonché politica, figlia di un occidente capace di schierarsi contro le due sempiterne “superpotenze”, Stati Uniti d’America e Russia , incarnanti il male del mondo, capitalismo e comunismo, portando alla causa comune, la creazione di un’entità forte, contrapposta, generatrice di tradizioni, ideali, modelli di vita ed esempi di società, come appunto l’EUROPA.
Di tutto ciò, oggi, non rimane che qualche briciolo di forzata malinconia e qualche appello formale fatto in occasione di giornate di celebrazione e di “fasto” televisivo, mediatico. La realtà, in un’analisi veloce e fatta di alcuni spunti, che invita alla riflessione è ben altra. Può essere considerata Europa Nazione, figlia dell’occidente, della tradizione e dei valori cristiani, medievali, del “rinascimento”, solo per accennare, un’entità che spalanca le porte alla Turchia e ad altri stati di ben altra caratura, di altra tradizione, di altra mentalità, di altro stampo e religione, di altra concezione verso i diritti umani, delle donne, di altra società quotidiana e di altra realtà personale? Si può considerare ancora tale un’entità che dovrebbe tutelare e garantire a costo della sua stessa esistenza, le “nazionalità”, le appartenenze alla singola tradizione territoriale e vederla come un insieme di complementi uniti dalla storia, dai valori, usi e costumi, almeno generici e che invece sta massacrando sotto i colpi del principio della “sopranazionalità”, di legge, economica e quanto altro di serio ed importante, ogni singolo stato, nazione, identità in essa inglobata? A parer mio, tanto è cambiato, troppo si è modificato e molto altro ancora rischia di far svanire quel desiderio, quelle mille battaglie che un tempo caratterizzavano la nostra realtà, l’orizzonte di molti e molti camerati, giovani e non soltanto.
L’attuale nostra Europa è agglomerante, accentratrice, “egocentrica”, a mio avviso in maniera smisurata, terzo polo alternativo non più agli USA e all’ex URSS, bensì , principalmente, alla Cina “falsa ex comunista” e a tutte le realtà emergenti mondiali in fase di sviluppo veloce e “fagocitante”, a livello economico maggiormente.
Un’ Europa “denaro centrica” troppo dedita a non fornire più un’alternativa, visto il suo potenziale incredibile sotto ogni punto di vista, bensì diretta al capitalismo sfrenato, ad una localizzazione smisurata e alla costante ricerca, come “logico” sia in questo ragionamento, di alleanze, benevolenze e “collaborazioni” eccessivamente generose, con chi incarna il Dio denaro, da un lato principalmente riferendomi agli Stati Uniti, un tempo “nemici” ideali, oggi “amici” sleali, e dall’altro di combattere chi cerca di sottrarle il prestigio, nella misura dei “macro blocchi” mondiali, si veda, appunto, la Cina, “comucapitalista” e tutte quelle realtà economiche emergenti e “pericolose”. Contraddittrice e confusa, in cerca di consensi ma senza orgoglio e “battaglie” da combattere, mi sembra.
Un’ Europa in affanno, alla continua ricerca, rincorsa di “agganci”, di “liberalismi”, spesso eccessivi”, di “facce sorridenti, distese e diplomatiche”, capace di ampliare il proprio organico per imporsi nei “mercati mondiali” parlando troppo spesso solamente il linguaggio del denaro, volutamente o meno distratta, da quello che un tempo animava il desiderio di molti camerati e il sacrificio di molti martiri d’Europa, quel patto di sangue che lega ogni cittadino europeo alla sua storia millenaria e generatrice, alla sua identità, al suo DNA , ai suoi valori, al suo “modus vivendi” e di essere, alla sua quotidianità, al suo modo di essere la “terza via unita“, l‘alternativa, contrapposta al capitalismo, al maledetto comunismo, agli sfrenati liberalismi, quella che un tempo fu, un tempo si chiamava “Europa - Nazione“, Europa dei popoli, quella per cui, secondo qualcuno, valse anche la pena di morire.

Emanuele Ricucci

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